venerdì 24 aprile 2015

L’ETICA PUO’ ESSERE SOLO UNA QUESTIONE DI NUMERI? MA SOPRATTUTTO, LI HA?



Issue n° 39

(Tempo di lettura: 3 minuti)



Qualche tempo fa sono stato contattato da una persona che voleva confrontarsi con me sui temi dell’etica nel marketing. La persona in questione si occupa di comunicazione pubblicitaria, e ho avuto il piacere di incontrarla in un clima disteso, davanti ad un caffè.
Durante quella chiacchierata è emersa una cosa che reputo molto interessante. Secondo il mio interlocutore, a domanda specifica, le agenzie pubblicitarie non reputerebbero opportuno investire in attività tecniche di natura etica perché non esisterebbero studi, indici o numeri che renderebbero queste azioni convenienti.
Semplificando: si continua a non utilizzare prassi etiche e ci si affiderebbe a Dirty Marketing perché fa fatturato.
Ho pensato a lungo a quell’incontro, e soprattutto a questa affermazione.
Mi sono posto delle domande:
- Davvero è solo una questione di numeri?
- Se ci fossero degli studi o dei numeri concreti, le agenzie lascerebbero davvero la strada “vecchia” per quella “nuova”? Possono dei numeri abbattere la naturale resistenza al cambiamento dell’essere umano?
- Non esistono numeri o semplicemente non si vogliono leggere?

Esistono parametri che ci indicano che vi è una grande attenzione del “pubblico” nei confronti dell’etica nel marketing, nella comunicazione e del giornalismo. Ma la realtà è una soltanto: il pubblico non è un influencer, altrimenti le strade percorse sarebbero altre. La realtà quindi, è che l’opinione pubblica è “gestita” dai media e dai veri influencer, che sono dall’altra parte della barricata invisibile.

I numeri ci sarebbero eccome. Prendiamo ad esempio  il Manifesto del Marketing Etico. Sia ben chiaro, non parlo di questo perché ne sono coinvolto direttamente e in modo autoreferenziale, ma semplicemente perché conosco il progetto in ogni dettaglio e posso dare dei riferimenti precisi “al millimetro”.

Manifesto del Marketing Etico
21 incontri pubblici – 11 interviste televisive – 53 ore di diretta radiofonica – 29 articoli di stampa – 1.000 “Mi piace” sulla pagina ufficiale del progetto – 1 programma radiofonico (Fuori la Verità in onda su RadioFlash FM 97.6 ndr)
Poco?

I numeri che ho citato esistono e sono riscontrabili, e non sono gli unici, esistono decine di progetti meritori con volumi e indici interessanti, superiori talvolta ai risultati raggiunti dai “prodotti” che vengono pubblicizzati (e a pagamento) da quelle stesse agenzie pubblicitarie che si trincerano dietro la necessità di studi e numeri riscontrabili.
Non è solo una questione di numeri. È un’insieme di fattori. In primis, per ottenere dei buoni risultati pur “giocando pulito” bisogna avere delle buone capacità tecniche, cosa pressoché introvabile nella mediocrità tecnica che ci circonda, fatta da marketer e comunicatori con l’I-phone d’ordinanza e che sono le prime vittime del loro lavoro. A questo aggiungiamo il fatto che “si fa così da anni” e che quindi perché si dovrebbe cambiare? Il cambiamento implica fatica e disciplina. Meglio atteggiarsi da guru piuttosto che lavorare. Tra l’altro un cambiamento potrebbe pregiudicare la mia attuale posizione di mercato.
Ma alla fine di questo post voglio condividere con te un’ultima domanda: Siamo sicuri che non esistano i volumi certificati? E se un istituto che si sta accreditando ci fosse già e stesse già facendo le sue analisi?