giovedì 9 dicembre 2010

I° BILANCIO SOCIALE EMMANUELE MACALUSO / FACTORY PERFORMANCE… PERCHE’ LE CHIACCHERE STANNO A ZERO!

ISSUE n° 11 BLOG MARKETING

(Tempo di lettura 3 minuti)

Ultimo post prima della pausa natalizia all’insegna della cura di ciò che mi e ci circonda.
E’ con grande piacere che ti presento il primo bilancio sociale congiunto Emmanuele Macaluso / Factory Perfromance.
Un documento ufficiale attraverso il quale abbiamo voluto condividere con te, che stai per leggerlo, quello che è stato fatto in ambito di CSR dal sottoscritto e dall’associazione che ho l’onore di presiedere.
Un bilancio sociale di pochissime pagine, ad interlinea singola, essenziale nella sua linea narrativa, strutturato in modo tale da ridurre al massimo il suo impatto ambientale nel caso decidessi di stamparlo.

Mentre ti scrivo queste righe, mi domando se potresti essere tentato dal criticarmi o dal criticare l’associazione, tuttavia quello che leggerai è quello che siamo riusciti a fare in questo impegnativo anno. L’impegno che posso prendere fin d’ora con te è quello di poter fare ancora di più nel 2011, sto (e stiamo) già lavorando per questo, mi auguro di poter contare sul tuo appoggio per quello che costruiremo nel prossimo futuro.
In tutti i casi, ti invito a fare la tua parte per migliorare (o almeno salvaguardare) il mondo che ci ospita.
Ti do appuntamento a gennaio per i prossimi post e a fine 2011 per il secondo bilancio sociale.
Buona lettura e… non stamparlo… la carta è preziosa come gli alberi.
Condividi il bilancio sociale con i tuoi contatti!
Emmanuele Macaluso

Se vuoi scaricare il bilancio sociale di Emmanuele Macaluso e Factory Performance usa il seguente link: http://www.emacaluso.com/profile.html

martedì 9 novembre 2010

LA RABBIA E LA FALSA RAGIONE

ISSUE n° 10 BLOG MARKETING

(Tempo di lettura 5 minuti)
“Il comportamento degli uomini si controlla più facilmente
attraverso le loro emozioni che attraverso il loro intelletto”
Samuel Stouffer (sociologo)

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… parole verissime! Il concetto che è alla base della citazione del Prof. Stouffer è presente in ogni mio intervento pubblico e lo condivido appieno. Per questo sono rimasto inizialmente stupito qualche giorno fa, quando ho avuto la possibilità di vedere uno spot televisivo. Si tratta della campagna pubblicitaria Mediaset Premium vs Sky.

Hai presente? Quello dei due televisori con dentro i due “signori” che comparano i servizi offerti e il prezzo al quale questi vengono venduti.

Sembra una pubblicità comparativa, che deve farti “pensare” e aiutarti a fare una scelta.

Ti starai chiedendo che cosa ci sia di strano in questo, perché ho scritto il post che stai leggendo.

Sai, la cosa strana è questa: se io in uno spot non emoziono e faccio lavorare la parte razionale del cervello, oltre alle “leve di scelta” arrivano anche le obiezioni e quindi è più difficile vendere… ecco dove sta la grande verità nella frase di Stouffer.
Mi sono soffermato e ci ho pensato un po’, poi ho riguardato lo spot più volte e mi sono concentrato anche sulla CNV (comunicazione non verbale) dei protagonisti e finalmente ho capito la vera strategia della campagna.

Quello spot vuole “apparentemente” farti pensare ma in realtà è stato progettato per farti emozionare… finalmente tutto torna nella norma!

Infatti, oltre al messaggio legato ai servizi offerti e al relativo prezzo di vendita, quello che ti rimane è una sorta di senso di amarezza nei confronti del competitor. In altre parole lo spot è volto a far sì che lo spettatore si senta in qualche modo preso in giro dal competitor che non solo ti da di meno, ma te lo fa pagare anche di più. Quello che si scatena è un senso di rabbia nei confronti della concorrenza.
Ci troviamo quindi di fronte ad un buon prodotto pubblicitario che non fa pensare, ma fa arrabbiare… fico no?
Concludo questo mio intervento mensile con un piccolo consiglio: investi quei soldi per comprare un mazzo di fiori o un pensiero a chi ti sta accanto, ti assicuro che passerai una serata decisamente più emozionante di una partita di Europa League o Champions League… impara la differenza tra spendere i soldi e investirli…

Mi piacerebbe conoscere la tua opinione, lascia un commento, ogni tuo contributo sarà prezioso.

Ti do appuntamento, come sempre, al 10 del prossimo mese con un nuovo post, nel caso non fossi ancora iscritto alla mia newsletter puoi farlo inviando una mail all’indirizzo
emmanuele.macaluso@gmail.com.

Grazie e a presto

Emmanuele Macaluso


Di seguito i link che ho preso in considerazione per scrivere questo post: http://www.youtube.com/watch?v=s_jgWRvM-tU

domenica 10 ottobre 2010

LA CREDIBILITA’ E’ UN BENE PREZIOSO… PECCATO ABUSARNE!

ISSUE n° 9 BLOG MARKETING

(Tempo di lettura 5 minuti)


Aziende e liberi professionisti investono molto denaro per la costruzione di una credibilità da poter spendere nei confronti dei clienti e di altri soggetti.
Purtroppo alcuni ne approfittano, e con una mossa sbagliata riescono a buttare alle ortiche mesi (e a volte anni) di lavoro mirato alla creazione di una credibilità da poter spendere in ambito professionale.

Uno dei casi più curiosi è quello di un motivatore, che durante una sessione motivazionale, con aria sicura e un atteggiamento discutibile dal punto di vista professionale e comunicativo, ha dato una sua versione assolutamente riveduta della battaglia di Waterloo, famosa per aver segnato la fine del potere napoleonico in Europa.

Dati sbagliati, fatti storici errati… ma non è su questo che voglio portare la tua attenzione, entrambi sappiamo che l’ignoranza è tale anche se trincerata dietro una falsa sicurezza.

Il tam tam mediatico che si è creato grazie al web sulla questione, ha bacchettato il motivatore in questione al punto che, la gogna mediatica, ha superato i confini della rete ed è approdata anche in TV.

Quindi non voglio ulteriormente infierire sul soggetto, anche perché la mia idea dei motivatori è ormai nota ai più, tuttavia devo dire che il peggio, in termini di potenziale caduta di credibilità è arrivato dopo, da un altro personaggio pubblico.

Ho trovato su Youtube il video originale dell’intervento motivazionale, e di seguito, lo stesso video, pubblicato sul canale ufficiale di Beppe Grillo, dove il filmato (soprattutto l’audio) è stato manipolato. Al posto di Napoleone (o Napoletone secondo il motivatore) si parla del generale Custer e del relativo contesto storico.

Premetto, non ho nulla da dire contro Beppe Grillo, anche perché ritengo che non sia sempre lui in prima persona a gestire l’ormai immenso patrimonio di informazioni che ha a disposizione, e poi... anche lui, come me è testimonial di una campagna sociale alla quale ho aderito …

… ma la mia domanda rimane nella mia testa ormai da qualche tempo: PERCHE’?

Perché infierire gratuitamente su un caso che già è stato trattato dai media (e che si commenta da solo), MANIPOLANDO il messaggio contenuto all’interno?

Penso sia un peccato che il Beppe nazionale perda credibilità anche a causa di queste azioni.

Forse qualcuno del suo staff dovrebbe rimuovere quel filmato.

Il motivatore si è già giocato la sua credibilità, speriamo che altri non lo seguano in ulteriori rivisitazioni culturali!

Manipolare, nel senso negativo del termine, così come è successo anche questa volta, è sempre un fattore fortemente negativizzante, soprattutto per chi lo fa, non credi?

A presto

Emmanuele Macaluso

NB. Ti è piaciuto il post? Iscriviti alla newsletter per ricevere gli aggiornamenti del mio blog (tutti i mesi intorno al 10)


Di seguito i link che ho preso in considerazione per scrivere questo post:
Il video originale
http://www.youtube.com/watch?v=3T-z2V9xhgo&feature=fvw
Il video manipolato e presente sul canale di Beppe Grillo http://www.youtube.com/watch?v=s98dwj1Un2Y&NR=1

domenica 5 settembre 2010

GREENWASHING (Quando il Marketing si traveste da CSR)

ISSUE n° 8 BLOG MARKETING

(Tempo di lettura 5 minuti)

Nell’arco degli anni, molte sono state le aziende che hanno investito molto denaro nelle attività di CSR.

Leggendo molti bilanci sociali, molti dei quali scritti a doppia interlinea e a singola facciata (tanto per quadruplicare i consumi di carta), ho avuto più volte modo di imbattermi in azioni di Greenwashing.

Cosa è il Greenwashing? Ecco la definizione tratta da Wikipedia:
Greenwashing è un neologismo indicante l'ingiustificata appropriazione di virtù ambientaliste da parte di aziende, industrie, entità politiche o organizzazioni finalizzata alla creazione di un'immagine positiva di proprie attività (o prodotti) o di un'immagine mistificatoria per distogliere l'attenzione da proprie responsabilità nei confronti di impatti ambientali negativi.
Il termine è una sincrasi delle parole inglesi green (verde, colore dell'ambientalismo) e washing (lavare) e potrebbe essere tradotto con "lavare col verde" o, più ironicamente, con "il verde lava più bianco".

In altre parole, si può parlare di Greenwashing, quando un’azienda fa finta di occuparsi dell’ambiente, compiendo delle azioni d’immagine al fine di nascondere attività che in realtà sono impattanti per l’ambiente stesso.

Il caso BP
Nelle ultime settimane, non ho potuto non interessarmi alla questione della fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma BP nel Golfo del Messico. Volendomi documentare ho cercato alcune attività della BP precedenti al disastro, e ovviamente ho seguito le attività di gestione dell’emergenza dal punto di vista del marketing e della comunicazione.

Dai primi anni 2000, le false attività di CSR sono passate dalla rielaborazione del logo a forma di girasole verde/giallo, ai massicci investimenti in pubblicità che comunicavano forti “attenzioni” da parte dell’azienda alle energie rinnovabili, passando addirittura dal cambiamento del claim da British Petroleum a Beyound Petroleum.

E’ inutile nascondere, che quanto è avvenuto nel Golfo del Messico, indipendentemente dal balletto delle responsabilità che va dalla BP (gestore dell’impianto), Transocean (proprietaria della Piattaforma) alla Halliburton (gestore dei lavori a bordo della piattaforma), metta in evidenza come BP non investiva molto in energie rinnovabili. Il petrolio fuoriuscito non fa parte della suddetta categoria.

Questo è un dato di fatto oggettivo e inopinabile!

Oltre al disastro ecologico, dei quali si è scritto molto nei blog di settore, desidero porre l’attenzione su un fattore comunicativo e strategico che mi ha colpito molto negativamente.

Nelle settimane successive all’inizio del disastro, la gestione dell’emergenza dal punto di vista comunicativo, risultati alla mano, è stata pessima. Tuttavia, leggendo alcuni siti di settore, ho letto che la gestione è stata definita “assolutamente impeccabile” dal punto di vista della reputazione dell’azienda.

Forse gli “squaletti” che hanno scritto questo, e che casualmente si occupano di relazioni pubbliche, stanno cercando lavoro, o forse non sarebbero stati in grado di gestire meglio la crisi.

A.D. “segati”, settimane per la gestione tecnica dell’emergenza, immissione di dati errati e poi smentiti sula quantità dei flussi di petrolio nel golfo, foto “taroccate” con ammissioni di colpa a giorni alterni… certo… davvero impeccabile.

So chi non chiamare in caso di crisis communication! Un disastro sotto tutti i punti di vista, altro che ben gestita e impeccabile.

Dal punto di vista strategico, l’unica cosa decente che ho visto è stato un sito internet che in tempo reale dava aggiornamenti e foto… ma è tutto qui quello che si riesce a fare dal punto di vista comunicativo con i potenti mezzi della BP?

Inutile dire che chi ha a cuore la vera attività di CSR, non può non pensare alle vere vittime del disastro, ai danni ambientali e all’inutilità dei milioni di dollari spesi ogni giorno per cercare di risistemare i danni causati da responsabilità oggettive ed emerse in maniera inconfutabile nelle settimane scorse. Perché sia ben chiaro: “i disastri non accadono, ma attraverso le proprie responsabilità si causano”.

L’ennesima dimostrazione di quanto le nostre azioni si ripercuotano in termini esponenziali su ciò che ci circonda; di quanto sia ormai necessaria una visione più etica del fattore strategico e professionale.

Di seguito alcuni links con pagine web relative al Greenwashing, che ho utilizzato per la stesura di questo post, dagli un’occhiata, perché ci sono altri esempi interessanti.

Nel frattempo… continua a seguirmi, parla di quanto hai letto con chi ti sta intorno, non smettere di documentarti e di migliorarti. E’ una tua e una nostra responsabilità.

A presto.

Emmanuele Macaluso


Definizione di Greenwashing da Wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Greenwashing
Video CSR/Greenwashing BP
http://www.youtube.com/watch?v=p9m7jo5I1GQ&feature=player_embedded
Informazioni tratte dal sito “consumer International” sulle CSR di BP e l’elenco dei peggiori 5 spot in ambito di Greenwashing
http://www.consumersinternational.org/Templates/Internal.asp?NodeID=100461&int1stParentNodeID=89650&int2ndParentNodeID=100052
http://robertolapira.nova100.ilsole24ore.com/2009/12/greenwashing-i-cinque-peggiori-spot-del-2009-decisi-da-consumer-international-.html
Articoli vari sul caso BP – Greenwashing e comunicazione post disastro
http://www.ferpi.it/ferpi/novita/notizie_rp/media/bp-disastro-s-ma-ben-gestito/notizia_rp/41352/9
http://fai.informazione.it/p/8917AE2A-31F6-476E-90AB-35714A688FFB/Con-lo-spot-gli-inquinatori-sono-verdiNon-solo-Bp-boom-del-greenwashing
http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:dShkE66isdsJ:alessandroingegno.wordpress.com/2010/06/06/bp-e-il-greenwashing/+greenwashing+bp&cd=1&hl=it&ct=clnk&gl=it&lr=lang_it

martedì 22 giugno 2010

“USARE LA PAURA PER VENDERE” da inestetismo a malattia in 30 secondi (di spot)

ISSUE n° 7 BLOG MARKETING

(Tempo di lettura 6 minuti)




Ultimo case history prima della pausa estiva, che vedrà me e il mio staff impegnati per la realizzazione di quanto scritto nel post precedente.

Con la settima “uscita” del mio blog, voglio parlarti di un caso che ha destato un certo scalpore per la sua scorrettezza. Qualche sera fa, mentre guardavo la TV, la mia attenzione si è soffermata su uno spot che “presentava” un prodotto anticellulite di una nota marca.

Ovviamente, il soggetto visivo era una modella, con un fisico tonico, frutto di ore di palestra e non di un incontro ravvicinato con il prodotto venduto. All’improvviso, comincio ad udire la voce dello speaker che comincia con questa frase:«La cellulite è una malattia».
Ho avuto un sobbalzo, ho cominciato a ridere e all’improvviso ho smesso di farlo.
Il prodotto in questione può essere inserito nella lista dei cosmetici non dei farmaci.

Il giorno dopo ho fatto 2 telefonate.
La prima al mio medico personale, il quale mi ha confermato che la cellulite non è una malattia.
Poi ho chiamato un mio amico farmacista e gli ho chiesto di parlarmi del prodotto in questione e dei volumi di vendita dello stesso.
Il prodotto, viene venduto come anticellulite, un prodotto di natura cosmetica/estetica, non è da considerarsi assolutamente un farmaco.
In relazione ai volumi di vendita, il farmacista in questione mi ha confermato un aumento delle vendite, dandomi alcuni dettagli interessanti, soprattutto di natura psicologica da parte dell’utenza.

La strategia che è stata attuata è sottile quanto efficace:

- se io ti dico che sei malato, che hai una malattia, tu cosa fai? Teoricamente dovresti andare dal medico, ma i tempi moderni ti “aiutano” a fare una scelta diversa. Vai in farmacia, e dal momento che la televisione ti ha già dato la soluzione, ti compri la “medicina”.
Se non fossi malato, in farmacia non ci andresti. Ma siccome hai paura di star male… ci vai.

- Questione tempo: la pubblicità, ti scatena oltre ad una paura, anche un senso di ansia. Perché? Ma perché tra poco si va al mare e alla “prova costume” non puoi mandarci un altro al posto tuo. Dio che ansia, devi fare assolutamente qualcosa!

Una delle tecniche di vendita più usata, è quella di far perdere lucidità all’acquirente, fai “saltare” la sua parte razionale e fai leva su quella emotiva, e quando la parte razionale ritorna, il soggetto si ritrova con una prodotto tra le mani che non avrebbe mai voluto comprare.

La linea comunicativa della casa cosmetica in questione, è stata multata per un importo di 490.000 euro, dal garante con l’accusa di “pubblicità ingannevole”. L’investimento valeva il rischio, visto che l’anno precedente quell’azienda aveva fatturato 260 milioni di euro.

Questa tecnica si chiama “Disease Mongering” ed è più pericolosa della semplice attuazione di una pubblicità ingannevole.

Ecco la definizione che Wikipedia dà del fenomeno: “L'espressione ”disease-mongering” o mercificazione della malattia indica un'operazione di marketing finalizzata all'introduzione di un farmaco già pronto per l'immissione nel mercato attraverso una campagna pubblicitaria finalizzata all'introduzione di quadri clinici al di fuori della seduta medica per indurre il consumatore alla ricerca di un rimedio per specifiche malattie”.

Niente male vero? Pensa ai profitti! E i volumi poi…. c’è da sfregarsi le mani!

Invece, malissimo!

Se per vendere un anticellulite sei costretto a creare una malattia, forse potresti presenziare ad un mio corso di marketing, chissà, magari potresti imparare a vendere lo stesso senza sentirti in obbligo a “giocare sporco”.
Forse bisogna fare un passo indietro, in tutti i casi, bisogna fare qualcosa, questa escalation negativa del marketing non è né etica né degna della scienza stessa.

Concludo questo post con due consigli per le donne, un’annotazione tecnica e una di natura legale.

Primo consiglio: accettati per quello che sei e soprattutto accetta il fatto che il tempo non si può fermare. Con questo non voglio dire che devi “lasciarti andare”, ma un po’ di serenità in più non guasterebbe, e soprattutto, potrebbe potenzialmente metterti al riparo da certe strategie scorrette.

Secondo consiglio: vai dal tuo medico, se hai dubbi su questo post, confrontati con lui. Non prendere mai il suo posto, non sei tecnicamente preparata. Vedrai che alla fine, investirai un po’ di tempo in cambio di un buon risparmio monetario unito ad un grande senso di serenità e consapevolezza.

Annotazione tecnica: preparandomi per la stesura del post che stai leggendo, e cercando di comprendere il significato della parola “cellulite” applicato alla parola “malattia”, ho scoperto decine di siti che confermano la tesi della patologia e/o malattia.
Non cascarci, sono solo il frutto di una strategia virale messa in atto dai produttori, per acquisire credibilità attraverso altre interfacce quali forum, siti civetta ecc. apparentemente non riconducibili.
Se hai dubbi di natura medica, vai da un medico, e se confrontandoti con diversi specialisti hai pareri contrastanti, scrivi all’ordine dei medici e segnala gli abusi.

Annotazione legale: le case farmaceutiche hanno degli uffici legali particolarmente voraci e feroci. In questo post, non è stato menzionato in alcun modo il nome dell’azienda o quello del prodotto e ho trattato il tema della strategia. Tuttavia, volendo offrire un servizio completo a te che leggi il mio blog, di seguito metto i links relativi al case history di questo post. Gli autori dei singoli articoli e le testate che le hanno pubblicate sono proprietarie dei diritti di informazione.

Ti auguro una buona estate, ci “rileggiamo” nei primi giorni di settembre e avremo modo di affrontare un autunno pieno di attività interessanti.

Sappi che indipendentemente dallo stato dei tuoi fianchi, della pancetta o della tua cellulite avrò il piacere di rispondere ai tuoi commenti e di confrontarmi con te.

Continua a seguirmi. Grazie per la tua sempre preziosissima attenzione e a presto.

Emmanuele Macaluso



Di seguito i links inerenti al post:
Definizione di Disease Mongering da Wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Disease-mongering
Legislazione sulla pubblicità ingannevole: http://www.parlamento.it/parlam/leggi/deleghe/07145dl.htm
Articoli con il case history citato nel post: http://robertolapira.nova100.ilsole24ore.com/2009/12/le-bugie-nella-pubblicita-di-somatoline-costano-490-mila-di-multa-alla-manetti-hroberts.html
http://www.altroconsumo.it/cura-personale/somatoline-contro-la-cellulite-e-un-farmaco-s276063.htm

mercoledì 26 maggio 2010

“DA ATLETA A CONSULENTE/PROF IN 4 MESI”

ISSUE N° 6 BLOG MARKETING

(Tempo di lettura 4 minuti)


Oggi ho dato l’addio alle scene sportive. Potresti pensare che per me questo possa essere un momento difficile, ma non è così. Quando cominci una carriera sportiva, sai benissimo che finirà e non puoi fare altro che accettarlo.

Io però cercherò di fare qualcosa di più.

Scrivo questo post per rendere pubbliche le mie intenzioni, circa una nuova no cost strategy che riguarda il progetto emacaluso.com.

Lo faccio adesso, pubblicamente, in modo da poter fare una scommessa con te se vuoi.

Ecco la mia idea: oggi, contemporaneamente alla mia carriera, chiudo temporaneamente il mio sito ufficiale da atleta (www.emacaluso.com). Riaprirò il sito il prossimo 20 settembre, e sarà il mio sito ufficiale da professionista del Marketing e formatore. Fin qui nulla che valga una scommessa.
Ma c’è una cosa che devi sapere, e sarà il centro della sfida che dovrò superare.
Il progetto “emacaluso.com” nei suoi cinque anni di vita ha portato anche a questi risultati:

- visite totali del sito web: oltre 55.000
- voci presenti sui motori di ricerca web: da 18.500 min a oltre 60.000 max
- n° indirizzi mail presenti nella project mailing list: 1.112
- n° iscritti al fan club ufficiale: 103

Nel primo post di questo Marketing Blog, ho scritto che i numeri vanno rispettati perché “ i numeri in realtà sono persone”.

Ecco i termini della scommessa, se ti va di accettarla. Scommetti che porterò tutte le persone che mi hanno seguito come atleta presenti nella mailing list (1.112) e nel fan club (103), a seguirmi come professionista del Marketing e della formazione? Tutto in 4 mesi, entro il 20 settembre!

Bada, la maggior parte di quelle persone si sono iscritte dal mio sito, perché sono appassionate di atletica o di sport, nulla a che vedere con il Marketing!

Anzi… rendiamo tutto più difficile! Oltre a spostare l’attenzione delle persone sul nuovo progetto, dichiaro che Il 20 settembre il mio sito sarà il sito dedicato ad un professionista più visitato d’Italia.

Allora ci stai?

Ho progettato una strategia a costo zero di attuazione, proprio come feci con la Campagna I WANT / I FIGHT (vedi ISSUE N° 3 del 10 gennaio 2010 su questo blog). Questa volta però non si tratta di un video però, ma di far fare una “piroetta” all’interesse di oltre 1.200 persone… non male vero?
La strategia prevede 18 “mosse”, 18 azioni delle quali ti renderò conto con un post su questo blog alla fine della strategia stessa, che si concluderà il 25 settembre prossimo.

Io ho lanciato la sfida, e come fanno i migliori giocatori di biliardo, ti dico prima di colpire la “palla” in quale buca la farò entrare, in altre parole dichiaro l’obiettivo che deve diventare risultato.

A proposito, ti starai chiedendo quale sarà la mia prima mossa. Beh, l’ho appena fatta, facendoti leggere questo post e avendoti detto quando potrai vedere il mio nuovo sito… (non sai cosa darei per vedere il sorriso che stai cercando di nascondere)… con quel sorriso hai accettato la scommessa.

Grazie intanto per il tuo tempo, lascia un commento a questo post, metti in agenda il 20 settembre e continua a seguirmi, nei prossimi mesi avrò ancora bisogno della tua attenzione.

A presto

Emmanuele Macaluso

- Se vuoi vedere il mio curriculum sportivo e tutti i risultati conseguiti dal progetto emacaluso.com vai alla pagina http://www.emacaluso.com/web%20pages/profile.html
- Se vuoi iscriverti alla newsletter per essere sempre aggiornato sulle mie attività e sulle ISSUES del mio blog manda una mail a emmanuele.macaluso@gmail.com
- se vuoi vedere il mio sito www.emacaluso.com

lunedì 26 aprile 2010

“IL MADE IN ITALY NON ESISTE” ecco cosa ha prodotto una scorretta ma efficace operazione di brand management

ISSUE n° 5 BLOG MARKETING

(Tempo di lettura 5 minuti)

Questa volta non ti parlerò né di una vera e propria strategia di Marketing né di un case history.

Desidero condividere con te alcune riflessioni legate al tanto abusato termine “Made in Italy”.

Intanto, non ti nascondo che trovo alquanto singolare il fatto che un marchio di qualità che dovrebbe identificare un prodotto italiano, sia scritto in inglese. Ho sempre pensato che, nonostante la globalizzazione, quando si ha un prodotto forte, sia necessario farlo conoscere e identificare sul mercato attraverso le sue caratteristiche originali. Come i francesi, che hanno scelto un Fabriqué en France. Prima contraddizione.


La seconda contraddizione, è anch’essa interessante, e la incontriamo proprio quando cominciamo a parlare di globalizzazione. Mi domando, come fai a marcare un prodotto “Made in Italy” quando lo metti in lavorazione dall’altra parte del mondo, a costo di produzione praticamente nullo per poi rivenderlo sul mercato italiano ad un prezzo che ti fa pensare sia stato fatto in una suite del migliore albergo romano?


Come fai a marcare un prodotto “Made in Italy”, se in realtà quel prodotto nella maggior parte dei casi: non è fabbricato da manodopera italiana, non è costituito da materiali italiani e in alcuni casi non ha neppure un concept italiano.
Proprio così, neppure un concept italiano. Lo sapevi ad esempio, che alcuni stilisti, soprattutto per quanto riguarda i jeans e le T-shirt non mandano neppure i modelli da confezionare in Cina, ma scelgono i modelli che i cinesi gli mandano? Curioso vero? Però è così.

Nell’arco degli anni è stato creato un brand, attraverso strategie precise di brand management e brand credibility che hanno portato il mercato a non accorgersi della menzogna sul quale tutto ciò fonda le sue radici.

Sia chiaro, qualche buona azienda italiana, che riesce a vincere le proprie sfide giocando pulito c’è, ma ti assicuro che, se alzerai i sassi per vedere cosa c’è sotto, troverai delle sorprese a dir poco interessanti.

Ad esempio, lo sai che perfino l’icona del “Made in Italy” è una burla?
Non mi dirai che non te ne sei accorto! Mi riferisco alla macchina per eccellenza, quella che ha “motorizzato” l’Italia e che è tornata in gran forma qualche anno fa, tra lustrini e bandierine italiane.


Sicuramente hai capito di cosa sto parlando. Anzi vatti a vedere lo straordinario spot che è stato fatto per il lancio, dura pochissimo, sicuramente ti renderà fiero di essere italiano e la voce di Ricky Tognazzi ti farà venire i brividi.

Ecco il link:
www.youtube.com/watch?v=XFbJHnoT7i0

Bello vero? Peccato che molte di quelle grandi personalità non ci siano più, anzi, ti dirò, mi chiedo che cosa penserebbero quelle grandi personalità se gli dicessimo la verità, e cioè che la macchina in questione la fanno in Polonia. Proprio così, “Made in Poland” o “Polska” se preferisci.

Grazie alle strategie di “posizionamento culturale” puoi fare anche questo. Fico no? Beh, direi di no.

Trovo non etico spingere un prodotto, come se fosse un’icona nazionale facendola fare all’estero. Qui la verità non viene nascosta ma manipolata attraverso la “P” della promozione e tutte le sue sottocategorie.

Se poi, aggiungiamo la politica di prezzo attraverso la quale, la fabbrichiamo in Polonia e la facciamo pagare come se venisse fatta in Italia. Però in una suite del Golden Palace di Torino questa volta…

Chissà quelle personalità che non ci sono più, che cosa penserebbero di come ci siamo ridotti, di come ormai abbiamo lasciato i valori reali per vivere in un contesto pieno di semplici valori percepiti, ma soprattutto, Borsellino e Falcone (anch’essi presenti nello spot), da buoni meridionali, che cosa penserebbero se sapessero che l’icona italiana viene fabbricata in Polonia e Termini Imerese sta per chiudere?

Questo non è un attacco ad un’azienda in particolare, è una riflessione su un sistema che sta per implodere e che tra non molto, a causa del suo “appoggio sul niente” diventerà ingestibile anche per noi tecnici.

Serve una presa di coscienza reale da parte di tutti noi e soprattutto un’insieme di azioni concrete di risanamento delle strategie. Bisogna lavorare sul prodotto e sull’equilibrio e il rispetto che vi deve essere tra chi immette qualcosa e il mercato.

Ce la faremo? Credo che dovremmo farlo. Io ci provo e sappi che probabilmente avrò bisogno di te.


venerdì 2 aprile 2010

“DA LIPDUB SUL WEB A INTRO TELEVISIVO... NULLA DI NUOVO IN TV...NEPPURE LA MUSICA” Storia di un successo web copiato dalla TV

ISSUE N° 4 BLOG MARKETING

(Tempo di lettura 6 minuti circa)


Da Talentrama.com: Un LipDub è una forma di arte collettiva. Infatti, per realizzare un LipDub sono necessari molti partecipanti, al fine di renderlo bello e sensazionale. In pratica, la base sonora è originale, e i partecipanti non devono fare altro che seguire la musica, meglio se muovono il labiale con sincronia e conoscano il testo della canzone. La ripresa della telecamera non può essere interrotta, vale a dire, che dall'inizio della canzone alla fine, il filmato è continuo senza interruzioni, pena, il LipDub viene considerato non valido. Alla regia di un LipDub sono benvenute tutte le forme artistiche e ogni libero sfogo di fantasia, con un una raccomandazione: più gente c'è più il LipDub sarà bello!

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Quello che ti illustro in questo post, è un case history decisamente interessante, che ha visto un prodotto di successo pubblicato sul web letteralmente copiato da un noto programma televisivo italiano.

Il 10 settembre 2009, 173 studenti di comunicazione dell'Università del Québec a Montreal (UQAM), hanno partecipato ad un progetto artistico, noto come LipDub, sulle note di un brano di successo del gruppo pop Black Eyed Peas intitolato “I gotta feeling”.

Il regista del video si chiama Luc-Olivier, e in collaborazione con Marie-Eve Hébert ha prodotto e confezionato, in sole 24 ore, un video dalla durata di 4 minuti e 55 secondi (con relativo backstage), pubblicato sulla piattaforma Youtube.com in data 11 settembre u.s.

Pensa, che dall'undici settembre 2009 al 23 marzo 2010 (circa 6 mesi) le visualizzazioni sono state 5.269.301... niente male no?

Un tale successo artistico e numerico non poteva passare inosservato all'occhio vigile della TV generalista.

Ed è così che l'idea viene “presa in prestito” da un'importante reality show italiana, giunto alla decima edizione, che inizia la puntata finale dell'edizione appena conclusasi con un bellissimo copia/incolla dell'iniziativa.

Desidero sorvolare sulla pochezza intellettuale e l'arroganza che, visti gli imponenti mezzi a disposizione, tecnici, legali e in termini di professionismo autorale, ha fatto pensare che fosse meglio copiare un prodotto artistico piuttosto che creare qualcosa di nuovo.

E spero altresì che sia ben chiaro che ho deciso di scrivere questo post consapevole del fatto che non è la prima volta che un'idea presa dal web viene traslata in televisione, ma è la prima volta che un successo viene copiato in questi termini specifici dal web. Rimarco la parola “copiato”, poiché gli strapagati autori del programma, che banalmente si potrebbero ora trincerare dietro l'ipocrisia dell'omaggio all'originale, non si sono neppure impegnati nella ricerca di un altro brano musicale e di altri dettagli (ad esempio i cartelli) per confezionare il loro prodotto.

Questo crea un precedente importante, che dimostra come un prodotto semplice e dinamico, possa “fare scuola” al punto da non essere semplicemente fonte di ispirazione ma, addirittura percepito come un enzima volumetrico per l'audience televisivo.

A dimostrazione di questo, basti pensare che il prodotto in oggetto è stato scelto come intro alla puntata, con tutto il potenziale comunicativo e di traino che ne consegue.

Desidero, alla fine di questo mio post, fare i miei complimenti a Luc-Olivier e a Marie-Eve Hébert, non solo per il prodotto, ma anche per la strategia di diffusione che hanno scelto, trasformando tutti gli oltre 170 “protagonisti” in “moltiplicatori interessati” alla diffusione attiva non solo del progetto ma anche dei volumi.
Anche questa volta i social network hanno fatto la parte del leone, oltre alla piattaforma comunicativa messa a disposizione dal campus universitario.

Di seguito ti metto i links dei video che ti ho descritto, mi piacerebbe avere un tuo commento circa l'oggetto di questo spunto che desidero condividere con te.

Come sempre, ogni tuo suggerimento è per me e per gli altri lettori di questo blog prezioso.

Grazie per la tua attenzione e alla prossima.
Emmanuele Macaluso


Di seguito alcuni links citati nel post:
Se vuoi vedere il canale ufficiale del regista del LipDub io oggetto a questo post per visionare sia il video che il backstage http://www.youtube.com/user/lucocl
Se vuoi vedere il video “ispirato” al LipDub della trasmissione televisiva http://www.youtube.com/watch?v=4IylONdDFHA&feature=related

lunedì 11 gennaio 2010

“DA 0 A 1.000 IN 4,8” Storia di una strategia di Marketing sociale a costo di attuazione zero

ISSUE N° 3 BLOG MARKETING

(Tempo di lettura 9 minuti circa)

DEDICHE: Questo post del mio Marketing blog è dedicato a tutti coloro che, quando entro in un'aula, mi guardano come se fossi un portatore di “male”, semplicemente perché insegno, creo e attuo strategie di Marketing. A costoro, che comodamente seduti sulle loro sedie pensano di salvare il mondo senza far nulla e percependo di essere tutto, desidero rivolgere un pensiero di umana comprensione e di riflessione.
Questo blog è altresì dedicato ai migliori professionisti con i quali io abbia mai collaborato, per avermi dimostrato che lavorare gratuitamente non implica in alcun modo un abbassamento della qualità produttiva, e per avermi insegnato che quando si crede in un progetto, nulla può fermarlo.
Ai primi, ai secondi e a te che stai per leggere quanto segue, desidero augurare buona lettura.



Sembra il parametro di accelerazione di una macchina sportiva o di un jet, in realtà sto parlando della performance di visualizzazione dello spot della Campagna “I WANT / I FIGHT”© pubblicato su youtube.com lo scorso 10 dicembre.
Proprio così, mi riferisco ai risultati della strategia di Marketing a costo zero di attuazione che in 4 giorni e 8 ore ha portato le visualizzazioni dello spot da 0 a 1.000!

Questo è il primo case history di questo blog, l'autore della strategia sono io, e tutti i dati di seguito riportati sono veritieri e riscontrabili.

Come ho scritto nella ISSUE 1 di questo blog, i numeri non sono solo numeri, ma persone. In altre parole desidero porre l'accento su quante persone sono entrate in contatto con il messaggio di un'importante Campagna sociale nel giro di poche ore.
Ecco gli avvenimenti salienti della strategia e cosa è successo nella realtà:


Maggio 2009
Creo la strategia e la divulgo a tutti i membri dello staff di “I WANT / I FIGHT”©, portando un minidossier di quasi 10 pagine durante uno staff meeting. In quell'occasione spiego la strategia in ogni suo piccolo particolare e coordino tutte le attività dei volontari, dal punto di vista strategico, logistico e di reperimento dei materiali tecnici.


10 giugno 2009 (- 6 mesi)
Creo un account personale su Facebook che al 10/12/2009 (giorno del lancio) contava 315 amici. Attraverso l'account invito i miei amici a prendere visione della prima immagine di advertising della Campagna, avvisandoli che il 10 dicembre sarebbe stato messo on-line lo spot ufficiale di “I WANT / I FIGHT”©


10 luglio 2009 (- 5 mesi)
Lo spot viene girato... finalmente nasce anche il prodotto di divulgazione del messaggio della Campagna

10 novembre 2009 ( - 1 mese)
Viene creato su youtube.com il canale ufficiale di emacaluso.com sul quale sarebbe stato pubblicato il video. La data di creazione di emacalusochannel© coincide con la messa on-line del teaser dello spot. Questa informazione viene rilanciata contemporaneamente su: emacaluso.com, facebook.com e attraverso la newsletter ufficiale della “CREW” (il fan club ufficiale del protagonista dello spot).

25 novembre 2009 (- 15 giorni)
Viene messo on-line il trailer ufficiale dello spot. Questa notizia e le attività di richiamo vengono diffuse contemporaneamente su: emacaluso.com, facebook.com, official newsletter della “CREW”© e attraverso un comunicato stampa diramato alle principali testate giornalistiche locali.

1° dicembre 2009 (- 10 giorni)
Viene creato su facebook.com un gruppo dedicato alla Campagna “I WANT / I FIGHT”© che nel giro di 24 ore ha più di 200 iscritti, ben 301 il giorno della messa on-line.

5 dicembre 2009 ( - 5 giorni)
Inizia il countdown che nei 5 giorni successivi ha visto l'invio di una card promozionale virtuale agli iscritti al gruppo ufficiale, al mio profilo personale su facebook.com e agli iscritti al fan club ufficiale del protagonista.

9 dicembre 2009 (- 24 ore alla pubblicazione del video)
Viene inviata l'ultima “countdown card”, il comunicato stampa viene diramato e contemporaneamente vengono allertati i social networks, la “CREW”© e tutti gli iscritti alla mailing list personale dello staff. Tutto questo avviene entro le 11 del mattino, per agevolare eventuali inserimenti in stampa da parte delle testate giornalistiche.

Giovedì 10 dicembre 2009 alle 00:01 (ora del lancio)
Il video viene pubblicato, e contemporaneamente la notizia è rilanciata attraverso tutti i canali di diffusione precedentemente istituiti.


CONSEGUENZE E RISULTATI DELLA STRATEGIA:
- Primi 10 minuti: in un giorno feriale, da mezzanotte alle 00:10, 36 persone guardano lo spot ufficiale di “I WANT / I FIGHT”© e cominciano a postarlo sulle loro bacheche personali di facebook.com
- Prima ora: 57 visualizzazioni
- 12 ore: 151 visualizzazioni
- 23 ore: 302 visualizzazioni

Purtroppo, alla ventitreesima ora ci siamo resi conto che il contatore delle visualizzazioni di youtube.com va in avaria. Dopo una rapida ricerca sui blog di settore, apprendiamo che intorno alle 300 visualizzazioni al giorno, gli account free (quindi non a pagamento) tendono a “bloccarsi”. Qualcuno pensa che sia una strategia di youtube.com per far aumentare i loro account a pagamento. Ed è così che a neanche 24 ore dal lancio, le statistiche interne all'account funzionavano, ma quelle visibili a tutti no. Decidiamo quindi, di non cancellare ma di oscurare il video già on-line e di ripubblicarlo di nuovo. Purtroppo anche questo, a causa degli alti volumi si blocca in continuazione.

NB. I dati che ti presento in questo blog, vengono presi dalle statistiche interne all'account.

Dopo 23 ore e 15 minuti, mentre monitoriamo il web, ci imbattiamo nel primo plagio dello spot. Sia ben chiaro, avere un plagio dopo poche ore dalla messa on-line è anch'esso un segno positivo in termini di attenzione al prodotto. Tuttavia il cattivo gusto del plagio, la scarsa capacità di montaggio, unito all'offensivo messaggio del plagio stesso, ci inducono a muoverci nei confronti dell'autore. Con due telefonate e l'interessamento di un mio amico, professionista in relazioni pubbliche, non solo abbiamo bloccato e individuato l'autore del plagio, ma lo abbiamo anche obbligato alla scrittura di una lettera pubblica di scuse. Emergenza rientrata quindi.

- 24 ore: 322 visualizzazioni
- 48 ore: 518 visualizzazioni
- 72 ore: 703 visualizzazioni
- 96 ore: 930 visualizzazioni
- 104 ore (4 giorni e 8 ore): si sfonda quota 1.000!



ANALISI E CONCLUSIONI:
Dare un giudizio in relazione ad una strategia di Marketing non è mai semplice. E' necessario uscire dalla semplice logica dei numeri, soprattutto in ambito di visualizzazione di un prodotto video, ed entrare in un'ottica d'insieme ampia e legata al concetto di sviluppo futuro delle opportunità.


Media & Press: Quello che colpisce, analizzando i risultati mediatici, è l'interesse che si è sviluppato intorno a questa iniziativa e che in termini di potenzialità apre scenari tecnici e possibilità strategiche pressoché infiniti. Il ritorno anche in termini di stampa, ha visto un forte interesse da parte di programmi televisivi e radiofonici, nei quali si andrà a sviluppare il progetto nelle settimane successive alla pubblicazione di questo post. Tiepida l'accoglienza della carta stampata, forse per la difficoltà nel promuovere un prodotto dinamico su un supporto ormai superato e statico.

Web Statistics: Secondo le statistiche web, quasi l'ottanta per cento delle persone che hanno visto il video hanno visualizzato la pagina web dedicata alla Campagna, a dimostrazione del fatto che il video ha sviluppato un forte interesse verso l'iniziativa ad esso collegata. Interessante il dato dei flussi web su tutte le piattaforme coinvolte nella strategia. E' necessario dire che i flussi si sono mossi in maniera omogenea tra tutti i siti e i social networks inseriti nella strategia. “Nessuna punta di diamante, ma un'armata compatta” così come diceva il Duca di Wellinghton, in altre parole, l'utenza ha ritenuto opportuno visitare e utilizzare tutte le piattaforme a disposizione, con uno scarto temporale talmente breve, da far pensare alla nascita di un “fenomeno di interesse” che ha inondato il flusso delle informazioni personali.
Interessante anche il dato emerso dall'approccio al video. La creazione di una “world premiere” di 24 ore è da considerarsi un successo, tuttavia, il “virtual ambient” sul quale il video è stato caricato, ha dato la libertà all'utente di arrivare al prodotto “in ritardo”, senza il rischio di perderlo. Questo dato deve far riflettere coloro che basano molto del loro core business sui web events: sarebbe un errore pensare che l'utenza utilizzi il web come farebbero dei professionisti del settore. Banale... ma da prendere assolutamente in considerazione.


People Action: Se sono le emozioni che muovono il mondo, come dice un vecchio adagio che i docenti di Marketing utilizzano per spiegare le leve psicologiche all'acquisto, è evidente che il video ha emozionato molto. Sono state più di 50 le persone che spontaneamente hanno “postato” il video nelle prime 72 ore e oltre 80 nelle successive 100. Il dato è da leggere tenendo anche conto degli andamenti dei flussi web sulla piattaforma video; in altre parole, devi tenere conto del fatto che il dato in “escalation” ha seguito perfettamente l'andamento delle visite web sul sito della Campagna e sulla pagina dove è stato caricato il video. Tutte le oltre 150 mail ricevute e i commenti inseriti sulle varie piattaforme non si riferivano soltanto al gradimento del video, ma contenevano al loro interno frasi che mi hanno fatto comprendere che il messaggio alla base del progetto è arrivato a destinazione. Questo fatto ha aumentato l'efficacia della diffusione indiretta ottenuta attraverso le azioni di quelli che si sono trasformati da “sostenitori” a “diffusori” dell'iniziativa.

Video Shots: Nello specifico, 1.000 visualizzazioni di un video in poco più di 4 giorni, con una strategia a costo zero di attuazione, è indubbiamente un risultato positivo. E' vero, il numero delle visualizzazioni è il dato più evidente e impattante da parte dei sostenitori e dell'utenza, ma la vera sfida era di creare un movimento d'interesse che emozionasse, senza spendere in promozione neppure un Euro. Il risultato del quale ti dò conto, deve aiutarti a ridimensionare i risultati di coloro che con mezzi finanziari superiori hanno ottenuto risultati simili al nostro. Non è un segreto che nonostante il video non sia stato diffuso né da un network né da una casa di produzioni ufficiale, le performance ottenute hanno annichilito molti dei soggetti appena citati. Fai una ricerca a proposito, analizza anche tu i dati che riuscirai a trovare, e se ti andrà, contattami con una mail e confrontiamoli insieme.

Grazie per la tua preziosa attenzione e a presto.
Emmanuele Macaluso


Di seguito alcuni links citati nel post:
- Se vuoi vedere il video ufficiale di “I WANT / I FIGHT”©
http://www.youtube.com/watch?v=fedlCH-jgek
- Se vuoi leggere la web page di “I WANT / I FIGHT”©:
http://www.emacaluso.com/web%20pages/iwantifight.html
- Se vuoi saperne di più su “FACTORY PERFORMANCE”©
http://www.emacaluso.com/web%20pages/factoryperformance.html
- Se vuoi vedere “EMACALUSOCHANNEL”© http://www.youtube.com/emacalusochannel
- Se vuoi entrare a far parte del gruppo “I WANT / I FIGHT”© su Facebook
http://www.facebook.com/group.php?gid=159054687818&ref=ts
- Se vuoi visitare il mio sito web da atleta
http://www.emacaluso.com
- Se vuoi diventare mio amico su Facebook http://it-it.facebook.com/people/Emmanuele-Macaluso/100000025638497